Quando sei un gay che non passa le giornate in palestra e abiti nella provincia italiana, le possibilità di essere ancora single e disperato all'alba dei trent'anni non sono così remote ma al contrario sono assolutamente e totalmente reali.
Sono nato quasi 29 anni fa in un piccolo paese nel nord-ovest italiano, ad un passo dal triangolo industriale Genova-Torino-Milano e ho capito forse dal primo vagito che la vita da gay non sarebbe stata così facile. Fino al momento del parto, i miei genitori erano convinti che sarei stato femmina perché così avevano detto le tante ecografie e forse non sbagliavano poi di molto. Sono nato maschio, ma solo in teoria. No, non sono uno di quei gay che vive male nel proprio corpo e vorrebbe essere donna, sono a mio agio con il mio pene e non vorrei mai cambiarlo per niente al mondo, ma diciamo che ho ereditato tutti i lati peggiori dell'essere donna (ciclo compreso che mi visita internamente una volta al mese) e i lati peggiori degli uomini (egoismo, menefreghismo e arroganza a tratti).
Tagliando di netto tutta la mia infanzia e parte della mia adolescenza (che sono lunghe e noiose) potrei dire di aver iniziato molto presto ad interessarmi al sesso e agli uomini. Verso i quindici anni mi ero preso una cotta per un mio compagno di classe "etero" (quale gay non ha fantasticato almeno una volta su qualche compagno di classe?) e abbiamo passato l'estate di transizione tra le medie e le superiori sempre insieme, perché nel frattempo eravamo diventati anche amici e con l'arrivo dell'autunno avremmo iniziato a frequentare due scuole diverse. Mentre gli altri ragazzini mi prendevano costantemente in giro, A. (non userò mai il nome) era l'unico che passava tempo con me e frequentava casa mia. Con il senno di poi oggi capisco bene il motivo. Un giorno ci siamo spinti oltre i soliti giochi, e mentre guardavamo un porno trovato nel cassetto di mio padre, abbiamo iniziato a masturbarci a vicenda e prima che me ne accorgessi lui era dentro di me. Quella fu la mia prima esperienza sessuale e fu talmente traumatica (era il 1999 e le cose non erano facili e ovvie come oggi) che per anni non toccai più nessun uomo. Nel frattempo A. tornò ad essere etero e a vivere una vita che molto probabilmente non era la sua. Io continuai ad essere gay. Nel frattempo dai 15 ai 19 anni furono anni molto solitari per quanto riguarda gli incontri e mi rendo conto che i ragazzini gay di oggi sono molto più avvantaggiati e svegli rispetto al sottoscritto. Hanno certo più possibilità ma fanno parte di una generazione del tutto diversa. La cosiddetta generazione di Grindr.
Negli anni che seguirono la mia prima volta, feci pochi incontri e tutti molto superficiali, le possibilità di incontrare un uomo decente erano rilegate all'interno dei miei sogni e delle mie speranze e durante i miei tanti viaggi mentali avrò incontrato almeno cinquecento uomini da favola, tutti con attico sulla città e tutti che mi amavano alla follia; nella realtà invece finivo a fare pompini e non mi richiamavano nemmeno più.
A ventun'anni ci fu una svolta. Su un sito di incontri (forse era gaytv.it) conobbi un ragazzo di dieci anni più vecchio di me e ne rimasi affascinato. Dopo un paio di messaggi (erano lontani i tempi di WhatsApp) mi chiese di incontrarlo e io accettai. Seguì una cena a Genova in un ristorante cinese con passeggiata sul mare, mi sembrava di essere in un sogno, lui parlava e io pendevo dalle sue labbra, era perfetto tranne un piccolo particolare. Era divorziato con una figlia ma io ero disposto ad andare oltre. Dopo la serata mi portò a casa e mi baciò, fu tutto molto dolce. Il giorno dopo ci fu un altro incontro e io molto contento e infatuato da questo ragazzo bello e grande gli portai un orsetto di cioccolata. Ovviamente come tutti gli uomini che si rispettino, mentre ci baciavamo in macchina spinse la mia testa verso il suo uccello e per non sembrare sfigato gli feci un pompino. Poi mi riportò a casa. Dopo qualche giorno e dopo diversi messaggi da parte mia, accettò un terzo appuntamento. Era strano e freddo e capì ben presto che aveva avuto quello che volevo, l'unica cosa che lo interessava: un pompino fatto da un ragazzino ingenuo. Mi disse le classiche frasi "Sai non siamo compatibili" e "Non sono una persona da relazioni" e poi mi salutò. Mentre scendevo in lacrime dalla macchina notai che il mio orso di cioccolata era completamente sciolto all'interno della sua carta sul cruscotto dell'auto. In quel momento avevo 21 anni e mi fu molto chiara una cosa: l'amore non avrebbe portato altro che sofferenza nella mia vita e gli uomini erano delle grandissime merde. Passai la serata a piangere con mia sorella bevendo una bottiglia di Cinzano. Seguirono incontri surreali in palestra (si, ci sono stato anche io) e incontri ancora più paranormali su un volo Parigi-Milano ma di questo vi racconterò un altro giorno. Bisogna sempre scrivere poco se non si vuole annoiare i lettori. Ma quali lettori poi? Con tutti i blog che ci sono nel mondo quali speranze ho che i miei fallimenti vengano letti da qualcuno? Beh dopotutto se nessuno lo leggerà vorrà dire che alla fine l'avrò scritto per me, per ricordarmi sempre da dove sono partito e dove sono arrivato. Anche se il traguardo è ancora lontano anni luce...
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